Nelle ultime settimane la grave crisi scoppiata in seguito all’invasione della Russia in Ucraina sta modificando gli scenari geopolitici e geoenergetici. La dipendenza dal gas russo per molte capitali occidentali è diventata una questione da risolvere nel breve-medio periodo e in molti, Italia su tutti, stanno indirizzando il loro sguardo verso Algeri.
L’ex colonia francese ha la decima più grande riserva di gas naturale accertata a livello globale ed è il sesto esportatore mondiale di gas, oltre ad avere la terza più grande risorsa mondiale di gas di scisto non sfruttata al mondo. Il paese nordafricano si posiziona inoltre al sedicesimo posto per riserve di petrolio accertate ed esporta circa il 60% della sua produzione totale. Tutte le riserve di greggio accertate del paese sono a terra. Secondo la compagnia petrolifera nazionale algerina, Sonatrach, circa due terzi del territorio algerino rimane sottoutilizzato o inesplorato.
Petrolio e gas sono stati a lungo la spina dorsale dell’economia algerina grazie alle sue vaste riserve, alla geologia favorevole e alle nuove opportunità di scoperta e produzione sia convenzionale che non. Purtroppo, l’altalena dei prezzi dell’oro nero e il passaggio alla tariffazione spot del gas naturale negli ultimi anni hanno rivelato i punti deboli di questo modello economico. Poiché l’Algeria non ha diversificato in modo significativo la sua economia, la produzione di petrolio e gas è ancora più essenziale che mai per la base delle entrate del governo e per la sua stabilità politica. Tuttavia, tale dipendenza sta convincendo l’attuale amministrazione a dare priorità agli investimenti nell’energia pulita e nelle fonti rinnovabili. Il governo, infatti, ha fissato l’obiettivo di raggiungere il 27% della produzione elettrica da fonti rinnovabili entro il 2030 e di aumentare la capacità di generare energia da fonti pulite al 37% entro lo stesso anno. Nel 2012, è stato annunciato il lancio del Programma algerino per lo sviluppo delle energie rinnovabili e l’efficienza energetica (PENREE). Nel 2019, dopo mezzo decennio di prezzi del petrolio instabili e una lotta per attrarre investitori internazionali, l’allora ministro dell’Energia Mustapha Guitounii ha annunciato l’intenzione del governo di rilanciare il PENREE con un obiettivo stabilito di produrre 22.000 megawatt da fonti di energia pulita entro il 2027. L’investimento necessario per raggiungere tale obiettivo è stato stimato in circa 4 miliardi di dollari. L’iniziativa arrivava quando i vicini regionali, come Marocco ed Egitto, avevano già compiuto progressi significativi nello sviluppo delle energie rinnovabili, in particolar modo nell’energia solare ed eolica.
L’ente designato a guidare la transizione verso le rinnovabili è la Società Nazionale per l’Energia Elettrica e il Gas, Sonelgaz. Creata nel 1969, Sonelgaz è una società di servizi pubblici statale responsabile della distribuzione di elettricità e gas naturale in Algeria. Per tutto il 2019, Sonelgaz ha più volte espresso l’impegno del governo ad aumentare la quota delle rinnovabili nel mix energetico nazionale. Alla fine dello stesso anno, l’Algeria ha ufficialmente dichiarato l’intenzione di sviluppare sinergie con il consorzio tedesco per le energie rinnovabili Dii Desert Energy. Il consorzio è composto da diversi Società tedesche coinvolte nella realizzazione di progetti solari ed eolici in Nord Africa e nella regione del Medio Oriente.
Una delle prime centrali ibride al mondo si trova a Hassi R’Mel (sede del più grande giacimento di gas naturale del continente africano), che combina un array di energia solare concentrato che copre oltre 180.000 metri quadrati, accoppiato con una turbina a gas e un impianto a ciclo di vapore, che utilizza gas naturale e vapore generato dall’energia solare. L’impianto ha iniziato la produzione di energia elettrica nel giugno 2011. In Algeria sono presenti inoltre 13 centrali idroelettriche che rappresentano la terza risorsa energetica dopo il gas naturale e il petrolio. La maggior parte di queste si trova nelle parti settentrionali del paese che beneficiano di alti livelli di precipitazioni. Il paese nordafricano dispone anche di un enorme potenziale di energia eolica e geotermica. Il suo potenziale eolico dovrebbe essere di circa 35 TWh/anno. Il primo parco eolico è stato costruito ad Adrar, con una capacità installata di 10 MW. Infine, una serie di sorgenti termali nell’Algeria centro-settentrionale, in località come Ouarsenis, Biban e Kabylie, saranno utilizzate per gli impianti geotermici.
La grave crisi sanitaria (causata dalla pandemia di Covid-19) ed economica globale di oggi, unita al calo dei livelli di produzione, vedono quindi il paese, e il suo settore energetico, attraversare un momento critico in cui sembra esserci una chiara necessità di investimenti esteri e un trasferimento tecnologico efficace in grado di accompagnare l’Algeria nella fase successiva post crisi. Naturalmente il cammino verso il futuro include l’avvio di nuovi progetti energetici in grado di rivitalizzare il settore e la produzione. La recente approvazione di una nuova legge sugli idrocarburi sembra indicare un cambiamento di rotta dell’attuale governo e una modifica del proprio quadro fiscale e di investimento nel settore degli idrocarburi al fine di attirare nuovamente le compagnie petrolifere internazionali. La nuova legge include molteplici misure per stimolare gli investimenti nel settore petrolifero e del gas. In primo luogo, riduce le tasse pagate da Sonatrach e dai suoi partner di oltre il 20%, dall’85% al 60-65%. Chiarisce inoltre i ruoli dei vari organismi di regolamentazione (ad esempio, il Ministero dell’Energia, Sonatrach, l’Agenzia nazionale per la valutazione delle risorse di idrocarburi e l’Autorità di regolamentazione degli idrocarburi). Forse ancora più importante è il fatto che reintroduca il sistema di condivisione della produzione. Parallelamente alla stesura della nuova legge sugli idrocarburi, nel 2018 Sonatrach ha svelato una nuova visione e strategia, la SH2030, che fissa obiettivi ambiziosi. Per il segmento di esplorazione e produzione di idrocarburi, Sonatrach ha previsto di raddoppiare la produzione annuale di scoperte. Mira inoltre ad aumentare il tasso di produzione dei giacimenti esistenti e a ottimizzare le prestazioni dei pozzi già da quest’anno e a implementare pertinenti tecnologie avanzate di recupero del petrolio.
Sonatrach e le sue controllate sono i principali attori nel settore petrolifero e del gas in Algeria. Controllano, infatti, circa l’80% della produzione di idrocarburi. Le cinque divisioni principali di Sonatrach includono E&P (Esplorazione e produzione), midstream, liquefazione e separazione a valle, raffinerie a valle e prodotti petrolchimici e vendite. Inoltre, Sonatrach ha diverse filiali specializzate, tra cui Enafor (perforazione ed estrazione), Entp (perforazione, attività di work-over e trasferimento di rig), Engtp (ingegneria civile per i lavori di sterro, saldatura, tubazioni e controllo dei test), ENSP (pozzi petroliferi e servizi), Enageo (gestione sismica e di giacimento) e Gcb (servizi petroliferi e ingegneria civile). Nonostante le sue notevoli riserve, i livelli di produzione di petrolio algerino sono diminuiti nell’ultimo decennio. Questo graduale declino è dovuto al fatto che la maggior parte della produzione del paese deriva da pozzi maturi, che continuano a invecchiare rapidamente. L’impatto del Covid-19 sui prezzi internazionali del petrolio, che ha comportato un calo dei prezzi della miscela sahariana algerina ha aggravato tale tendenza. Gli ultimi dati, infatti, attestano la produzione di petrolio a 970mila barili al giorno nel Gennaio del 2022.
Anche se la produzione di petrolio è in calo, il territorio dell’Algeria rimane relativamente poco esplorato. Sonatrach riferisce che gran parte del territorio algerino rimane inesplorato o per lo più sottoesplorato. Per comprendere l’entità delle risorse non sfruttate del paese, bisogna rifarsi alle valutazioni della stessa Sonatrach che stima la possibile scoperta di 100 aree non sviluppate. La maggior parte di queste si trova in bacini noti e di frontiera, nonché in mare aperto. Le modifiche normative apportate recentemente rappresentano il primo tentativo significativo del paese di stimolare gli investimenti internazionali e aumentare la sostituzione delle riserve in uso da oltre due decenni. Nell’ultimo periodo Sonatrach ha anche firmato dei Memorandum of Understanding con Exxon, Chevron e Lukoil. Questi protocolli d’intesa riguardano opportunità di esplorazione, sviluppo e produzione in Algeria.
Abbondanti riserve di gas naturale dominano il portafoglio di idrocarburi dell’Algeria rispetto al petrolio greggio. Dopo aver prodotto gas naturale per diversi decenni, l’Algeria ha raggiunto un punto in cui il suo bilancio del gas deve affrontare delle sfide. La stagnazione della produzione di gas naturale e una rapida crescita del consumo interno dell’aeriforme si sono combinate per limitare il potenziale di esportazione. I recenti sforzi per mitigare i cali di produzione includono il Southwest Gas Project, che consiste nei progetti Reggane Nord, Timimoun e Touat, che hanno avviato la produzione negli ultimi anni. Ad esempio, il giacimento di Touat ha raggiunto la prima produzione all’inizio di settembre 2019, con il progetto composto da 19 pozzi di sviluppo e un impianto di trattamento del gas con rete di raccolta e gasdotti di esportazione. La produzione in questo sito aumenterà fino a un picco di 4,7 miliardi di metri cubi. Lo sviluppo del Southwest Gas Project è significativo per la capacità dell’Algeria di soddisfare le richieste dall’estero e l’aumento della domanda interna, che è cresciuta del 5% annuo tra il 2008 e il 2018.
Nell’ultimo decennio l’andamento della produzione di gas in Algeria è andato molto meglio del petrolio. Nonostante le sfide poste dal movimento del mercato verso la fissazione dei prezzi e un surplus di gas naturale a livello globale, la produzione aumenterà probabilmente gradualmente nel breve e medio termine grazie agli investimenti nel giacimento di Hassi R’Mel. Nel lungo termine, tuttavia, la produzione sarà principalmente influenzata dagli sforzi compiuti al fine di rispondere alla domanda dall’Europa continentale, in particolar modo dopo la guerra in Ucraina.
Si stima, inoltre, che l’Algeria detenga la terza quantità di risorse di gas di scisto (gas da argille o shale gas) tecnicamente recuperabili al mondo. Sonatrach ha commissionato il suo primo pozzo di esplorazione di gas di scisto nel bacino di Ahnet nel dicembre 2014 e da allora l’esplorazione è stata interrotta e iniziata più volte. Queste interruzioni e ripartenze sono dovute al fatto che lo sfruttamento del gas di scisto è una questione controversa sia a livello nazionale che comunitario, con molteplici manifestazioni di protesta contro tali attività nel sud del paese. Le preoccupazioni per i progetti di shale gas sono spesso di natura economica oltre che ambientale, con alcuni leader che mettono in dubbio la redditività della produzione nel contesto algerino a causa della scarsità d’acqua e della mancanza di competenze nazionali in tale settore. Nonostante la controversia, poco dopo essere entrato in carica, il presidente Abdelmadjid Tebboune, ha dichiarato di ritenere che lo sviluppo del gas di scisto sia una necessità per l’Algeria. Sebbene il presidente non abbia fornito una tempistica specifica per l’introduzione dello sviluppo del gas da argille, ha affermato che il governo discuterà l’opzione “una volta superata la situazione attuale”. Tebboune vede le possibili entrate derivanti dallo sviluppo di tale risorsa come un mezzo per evitare l’indebitamento con l’estero. Quindi, mentre la produzione di gas di scisto potrebbe non essere attuata nel breve periodo, il governo sta iniziando a pianificare lo sviluppo delle sue riserve.
L’Algeria, come detto, ha compiuto un enorme passo avanti nel miglioramento del proprio contesto fiscale e normativo. La già citata legge approvata a fine 2019 modifica sostanzialmente le aliquote fiscali e le condizioni di investimento per gli investitori esteri nel settore degli idrocarburi. Queste modifiche sono state apportate per invogliare le compagnie petrolifere internazionali a investire in Algeria dopo anni di limitazioni. La legge algerina del 2019 affronta le carenze critiche della precedente legge del 2005 sugli idrocarburi e dei relativi regimi fiscali. La precedente norma prevedeva tasse e imposte elevate sulle attività di esplorazione e produzione, nonché accordi di condivisione dei contratti poco chiari con Sonatrach. L’Algeria ha modificato la legge del 2005 quattro volte (nel 2006, 2013, 2014 e 2015) e tuttavia non è riuscita ad attirare investitori stranieri. In risposta a tale problematica, il governo ha deciso di ridurre significativamente le tasse su una serie di attività, oltre a migliorare e semplificare le tipologie di contratto con gli investitori stranieri. Tuttavia, per comprendere i risultati di tale modifica bisognerà aspettare qualche anno. Ulteriori significative sfide normative e operative nel mercato includono restrizioni agli investimenti che limitano la partecipazione di società internazionali al 49% rispetto a Sonatrach o a una delle sue sussidiarie. Inoltre, la maggior parte delle aziende segnala problemi rilevanti (di solito di carattere burocratico) per lo sdoganamento delle apparecchiature, l’ottenimento di permessi di lavoro per il personale chiave, la registrazione delle proprie società presso il National Trade Register Center e l’ottenimento dei permessi di costruzione.
Altro elemento da tenere in considerazione è l’instabilità regionale. Questa resta una minaccia materiale per il settore petrolifero e del gas algerino (e non solo), che continua a far fronte ai pericoli del terrorismo, del banditismo e dei rapimenti. Vasto, con spazi poco popolati e confini chiusi a ovest, il sud algerino comprende l’85% del territorio nazionale e la maggior parte delle sue operazioni e riserve di petrolio e gas, ma meno del 9% della sua popolazione. I Wilaya (suddivisione amministrativa) al confine con Tunisia, Libia, Mali e Niger sperimentano eventi di sicurezza imprevedibili poiché gruppi criminali operano sporadicamente nelle aree desertiche remote di Tebessa, El Oued, Ouargla, Illizi e Tamanrasset. La preoccupazione di Algeri per i propri confini è evidente ed è diventata particolarmente accentuata negli ultimi anni, con diversi attacchi terroristici alle città algerine e soprattutto con la crisi libica che dura da troppo tempo. Mentre in passato la politica algerina era in gran parte passiva nei confronti dei conflitti presenti nella sua regione, oggi l’ex colonia francese è consapevole della necessità di un impegno che vada oltre la mera azione diplomatica, al fine di affermare il proprio ruolo negli affari regionali e difendere il proprio territorio e i propri interessi.
Per l’Italia, l’Algeria è centrale e lo sarà soprattutto nell’ottica di slegarsi dalla dipendenza dal gas russo. Non è un caso che pochi giorno dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, il capo della Farnesina, Luigi Di Maio, si sia recato in Algeria, insieme all’Ad di Eni, Claudio Descalzi. Algeri è infatti il secondo fornitore di gas per l’Italia, con circa un terzo del gas consumato nella penisola, dopo la Russia. Sonatrach, nelle parole del suo Ad, sarebbe pronta a fornire più aeriforme all’Europa, attraverso il gasdotto TransMed che collega l’ex colonia francese all’Italia. A fine dicembre 2021, l’azienda italiana Eni e la Sonatrach hanno firmato un nuovo contratto petrolifero, il primo sotto l’egida della nuova legge algerina, relativo all’area onshore del bacino di Berkine, dove la compartecipata italiana è leader dal 1981. Nella stessa occasione, come riportato dalla stessa Eni, è stato firmato anche un protocollo d’intesa per la cooperazione su iniziative nella transizione energetica. Quest’ultimo prevede la valutazione di progetti nei settori delle fonti rinnovabili, dell’idrogeno, della cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica e della bio-raffinazione. Il protocollo di collaborazione sulla transizione energetica, invece, prevede la valutazione di progetti nei settori delle fonti rinnovabili, dell’idrogeno, della cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica e della bio-raffinazione. Eni sottolinea che si tratta di “iniziative verso la carbon neutrality“, ossia l’azzeramento netto delle emissioni di CO2 che la società intende raggiungere entro il 2050. Sempre a fine 2019, è stata avviata una partnership tra Eni e Snam sui gasdotti: i due gruppi hanno firmato un accordo per la cessione, da parte di Eni al gruppo specializzato nella gestione integrata del gas naturale, del 49,9% delle partecipazioni nelle società che gestiscono i due gruppi di gasdotti internazionali che collegano l’Algeria all’Italia. Si tratta in particolare dei gasdotti onshore che si estendono dal confine tra Algeria e Tunisia fino alla costa tunisina e dei gasdotti offshore che collegano la costa tunisina all’Italia.
L’importanza dell’Algeria nel settore energetico è evidente. La sua posizione geografica – ponte tra Africa ed Europa – non fa che confermare la tesi che vuole l’Algeria quale hub energetico nel Mediterraneo. Il paese, come più volte ripetuto, sta compiendo notevoli progressi nello sviluppo del settore, in particolar modo in quello da fonti rinnovabili. La sua traiettoria verso una produzione di energia pulita è chiara. A ciò si aggiunge l’attuale slancio internazionale per la diversificazione energetica e le necessità dei paesi europei dopo l’isolamento di Mosca. In tal senso, Algeri è incentivata ad approfondire ulteriormente le sue potenzialità e capacità al fine di ottenere risultati positivi in termini di sviluppo economico dell’intero territorio e di influenza regionale e internazionale.
Mario Savina